Bruno Pesaola: la storia del Petisso, simbolo di un calcio romantico, nel post odierno di Diretta-Napoli
Bentrovati nel nostro angolo dedicato ai numeri 1 in maglia azzurra. Oggi vogliamo parlarvi di uno dei simboli della squadra della nostra città, amato sia da calciatore che da allenatore del Napoli: stiamo parlando di Bruno Pesaola, detto “Petisso”, che significa in gergo piccoletto.
Pesaola è stata una delle bandiere del Napoli, attaccatissimo alla maglia e ai colori azzurri, ma in generale alla città, alla quale era profondamente legato, tanto da morirvi nel 2015.
Famoso per il fumo della sua sigaretta, è stato uno dei personaggi di spicco della Napoli calcistica di mezzo secolo.
In questo post a cura di Diretta-Napoli ripercorriamo insieme le tappe della carriera di Bruno Pesaola, da calciatore e da allenatore, che hanno portato alla vittoria dei seguenti titoli:
- Scudetto con la Fiorentina 1968-69;
- 2 Coppe Italia con Napoli e Bologna (1961-62 e 1973-74);
- Coppa delle Alpi con il Napoli nel 1966;
- Coppa di Lega Italo-Inglese con il Napoli 1976;
Bruno Pesaola: un Petisso tutto azzurro
Bruno Pesaola nasce a Buenos Aires il 28 luglio 1925 da un padre marchigiano, Gaetano, e mamma Inocencia Lema, che da ragazzi si trasferiscono in Argentina per fare fortuna. Ma il papà muore quando Bruno è giovanissimo e da ragazzo decide di tornare in Italia grazie alle sue doti da calciatore.
Inizia a giocare nelle giovanili del River Plate, dove debutta a soli 14 anni. Rimane in Argentina fino al 1944, giocando nelle giovanili addirittura con Alfredo Di Stefano, di un anno più giovane. Dal 1944 al 1946 gioca nella squadra del Dock Sud, arrivando a giocare in prima squadra, all’epoca all’ultimo posto del campionato cadetto argentino.
Sandro Sabatini definisce così Bruno Pesaola:
Astuto come un argentino e ironico come un napoletano, non fece fatica a diventare l’alternativa calcistica e dialettica del Sud allo strapotere milanese di Rocco al Milan ed Herrera all’Inter.
Bruno Pesaola in Italia: gli inizi alla Roma e al Novara
Dopo la guerra, Pesaola si trasferisce in Italia, acquistato dalla Roma. Con Pesaola comincia un’epopea di giovani oriundi che vengono a giocare in Italia, tra i quali successivamente spiccano Sivori e Altafini, che giocheranno anche nel Napoli dello stesso Pesaola.
In tre stagioni con la Roma (1947-50), Pesaola sigla 20 reti in 90 gare. La prima stagione di Pesaola è esaltante: con la squadra capitolina sigla 11 reti, tra le quali una doppietta proprio al Napoli. Pesaola inizia la sua carriera da ala sinistra, spesso accentrandosi e andando al tiro, diventando uno dei calciatori più prolifici della squadra romana.
Dopo una seconda buona stagione conclusasi con 8 reti all’attivo, Pesaola nella terza stagione romana fa crack: rottura di tibia e perone, che lo costringono ad uno stop duraturo. Alla fine lascia Roma per iniziare la sua carriera al Novara in prestito, con la quale sigla in due stagione 15 reti in 64 presenze, giocando al fianco di Silvio Piola.
Ma nel suo destino vi è il Napoli, che vede in Pesaola un giocatore dalle grandi doti tecniche, e su consiglio della moglie Ornella, Miss Novara in quegli anni, decide di trasferirsi al Napoli, dove diviene una bandiera.
Bruno Pesaola al Napoli: otto stagioni da calciatore in azzurro
Il Napoli lo preleva dal Novara per 33 milioni e sei milioni di ingaggio per due anni. Pesaola viene acquistato insieme al centravanti Jeppson e all’allenatore Monzeglio, che lo aveva allenato a Novara.
La squadra dell’allora Presidente Achille Lauro non bada a spese per mettere a disposizione dei tifosi una squadra competitiva, che si rivela una delle migliori del campionato, con un attacco formidabile formato da Pesaola-Jeppson-Amadei, che qualche anno più tardi si arricchisce poi di un’altra punta clamorosa: Luis Vinicio, detto “O’Lion”.
Ma ripercorriamo insieme le otto stagioni di Pesaola nel Napoli. Con la squadra azzurra gioca dal 1952 al 1960, nelle quali mette insieme 240 presenze e 27 marcature.
In quelle stagioni Pesaola capisce il suo feeling con la città partenopea, tanto da affermare:
“Sono un napoletano nato all’estero”.
La prima stagione con gli azzurri a 27 anni vedono Pesaola siglare 7 reti, e quarto posto per il Napoli, stabilmente tra le prime in classifica. Il 18 gennaio 1953, nel 3-2 sulla Juventus, c’è anche la firma di Pesaola.
Vi mostriamo un filmato davvero entusiasmante della vittoria del Napoli contro l’Inter al Vomero, che vi riproponiamo qui di seguito:
Nel 1953/54, Pesaola ne fa solo 2 in Napoli-Palermo terminata 3-0 del 13 settembre 1953, col Napoli quinto al termine della stagione.
Una sola marcatura (Catania-Napoli 1-1 del 19 giugno 1955) nella stagione 1954/55, col Napoli che chiude al sesto posto in classifica.
Due reti nel campionato 1955/56 con il Napoli che termina al 14° posto, lontano dei primi posti in classifica.
La squadra aveva bisogno di una scossa: ed ecco che va via l’allenatore Monzeglio, che non è stato in grado di fornire alla squadra un gioco sufficientemente vincente. In quella stagione Pesaola segna nell’1-4 di Torino contro i granata del 5 febbraio del 1956 e nel 3-1 di Napoli contro la Sampdoria del 8 aprile 1956.
Nel campionato 1956/57, Pesaola ne fa 5 con il Napoli termina al 12° posto. Storica la sua doppietta a Milan contro il Milan nella vittoria del Napoli per 3-5 del 7 ottobre 1956. Altra doppietta, quella nel successo sul Torino (2-1) del 13 gennaio 1957.
Il campionato 1957-58 vede il Napoli al 4° posto con la squadra che chiude al secondo posto come migliore attacco del torneo con un Vinicio in stato di grazia e con Pesaola che mette a segno ben 9 marcature.
A Milano contro l’Inter (5 gennaio 1958) nello 0-1 finale, è Pesaola, il match-winner. Il 2 febbraio 1958, Bruno Pesaola si ripete col Milan (1-0).
Incredibili le vittorie contro la Juventus a Torino e al Vomero, quest’ultima per 4-3 che fa invadere il campo a migliaia di tifosi festanti che festeggiano insieme alla squadra, in una partita che rimarrà epica e storica per lo stadio Collana.
Nel 1958/59, il rendimento di Pesaola scende a picco con una sola rete, ovvero quella del 3-2 contro la Sampdoria del 5 ottobre 1958.
Nell’ultima stagione personale col Napoli, Pesaola si congeda senza reti, col Napoli ad un passo dalla retrocessione con 29 punti e tredicesimo piazzamento.
Sarà l’anno dell’inaugurazione dello Stadio San Paolo, nella gara che vede il Napoli battere la Juventus 2-1.
Pesaola tra Genoa e Scafatese
Pesaola lascia Napoli per approdare in B al Genoa che trascina alla salvezza con 5 reti in venti presenze. Chiude la carriera alla Scafatese nel doppio ruolo giocatore-allenatore.
Pesaola in Nazionale
Per Bruno Pesaola abbiamo anche un’apparizione nella nazionale italiana come oriundo nella gara tra Portogallo e Italia, terminata 3-0 per i lusitani. E’ l’unica apparizione nella nazionale italiana del Petisso.
Pesaola come allenatore
Pesaola ama Napoli e viene richiamato da allenatore nel 1962. Nella stagione 1962/63, Pesaola ritorna così a Napoli, a stagione in corso, dalla ventunesima giornata col Napoli che era retrocesso l’anno prima in serie B e che chiude l’anno alle spalle del Genoa ma comunque promosso con 43 punti a pari merito del Modena, ma con una differenza reti migliore.
A coronamento della stagione, arriva anche la prima Coppa Italia nella storia del club azzurro: il 21 giugno 1963, all’Olimpico di Roma, il Napoli supera la Spal 2-1 in finale, con reti di Corelli e Ronzon. E’ il primo trionfo della storia del Napoli, festeggiato dai tifosi. E’ l’unica squadra italiana della storia ad aver vinto una Coppa Italia, militando in serie B.
Il ritorno in A dura però poco, col Napoli nuovamente retrocesso con 27 punti e terzultimo piazzamento. La presidenza Lauro giunge al termine e al suo posto arriva il Presidente Fiore, che non bada a spese. Nella stagione 1964/65, Pesaola riporta nuovamente il Napoli in A, secondo con 48 punti dietro al Brescia.
La prima stagione in serie A del presidente Fiore è storica: ai 69.000 abbonati e a Pesaola vengono messi a disposizione Sivori e Altafini, Zoff, Canè, in una squadra che giunge subito tra le prime in classifica, guidati dal regista Juliano, che diviene il fulcro della squadra.
Nella stagione 1965/66, il Napoli chiude al terzo posto, dietro a Bologna ed Inter campione, con Altafini (14 reti) e Canè (12) protagonisti. Quel Napoli blocca l’Inter campione a Milano (0-0) il 16 gennaio 1966 e vince al ritorno coi nerazzurri (3-1 del 22 maggio 1966), oltre al successo di Bologna (0-1) del 26 settembre 1965 e il pari per 1-1 del 13 febbraio 1966, Bologna giunto poi un punto dinanzi agli azzurri. Il Napoli vincerà anche la Coppa delle Alpi, il primo trofeo in campo continentale della squadra azzurra.
Nel 1966/67, la stagione dei 70.000 abbonati, il Napoli si conferma ai piani alti, con un buon quarto posto. Altafini ne sigla 16, mentre Canè ne realizza 7.
L’ultima stagione di Pesaola sulla panchina degli azzurri è un quasi trionfo con un secondo posto finale, solo dietro ad un irresistibile Milan che chiude con 9 punti in più, mattatore della squadra è con 13 reti, Altafini.
Pesaola alla Fiorentina e al Bologna: Scudetto e Coppa Italia
Le altre esperienze significative di Pesaola da allenatore oltre quella con il Napoli, sono con Fiorentina e Bologna, con le quali conquista uno storico scudetto, l’unico del Petisso nella sua carriera, nella stagione 1968-69 con gigliati che hanno la meglio su Lane Rossi Vicenza e si proclamano campioni, mentre con i bolognesi arriva la Coppa Italia 1974.
Il ritorno al Napoli
Nella stagione 1976-77 torna nuovamente a Napoli e conquista la Coppa di Lega Italo-Inglese, ottenuta grazie alla vittoria contro il Southampton. Il Napoli in quella stagione arriva ad un passo dalla conquista della finale di Coppa delle Coppe, dove viene eliminata in semifinale dall’Anderlecht dopo aver vinto la gara d’andata per 1-0 a Napoli.
Quella gara fu molto recriminata dallo stesso Petisso, che accusa l’arbitro di aver aiutato i belgi.
La stagione si conclude con la squadra a metà classifica e Pesaola lascia la società.
A cavallo degli anni settanta e ottanta, dapprima è di nuovo a Bologna dal 1977 al 1979, allena poi per una stagione gli ellenici del Panathīnaïkos con cui sfiora la conquista del titolo greco, e torna infine in Italia accasandosi al Siracusa.
L’ultimo ritorno del Petisso a Napoli avviene nella stagione 1982-1983, che vede la squadra salvarsi in maniera stentata dopo l’esonero di Giacomini in favore dello stesso Pesaola, con al fianco Gennaro Rambone. Rimasta nella storia l’immagine di Pesaola che abbraccia il rosario prima del rigore decisivo ai fini della salvezza da parte di Dal Fiume.
Pesaola dopo il ritiro
Dopo il ritiro come allenatore, per Pesaola arriva il tempo di iniziare una nuova carriera: diviene infatti opinionista in TV dalla seconda metà degli anni ’80 fino agli ultimi tempi, dove però appariva invecchiato e stanco. Si spegne il 29 maggio del 2015 a Napoli, all’Ospedale Fate bene Fratelli, a seguito di un collasso circolatorio.
Il Napoli gli dedica un minuto di silenzio e la curva espone questo striscione, molto evocativo:
Sei il calcio che mi hanno raccontato, quello di mio padre che io ascoltavo incantato. Parlava di uomini e maglie e di epiche battaglie. Ti ritroverò ogni mattino nei miei sogni da bambino. Addio Petisso.
Il nostro appuntamento con la storia del Napoli e con Bruno Pesaola termina qui. Alla prossima con i numeri 1 azzurri di Diretta-Napoli!