Claudio Garella: bio del portiere del primo scudetto del Napoli
Quando oggi si parla di portieri moderni, è indiscutibile e irrinunciabile per qualsiasi allenatore avere in rosa un estremo difensore capace di giocare palla con i piedi ed effettuare interventi con gli arti inferiori, oltre che con le mani. Un portiere oggi lo si vede anche dalla capacità di parare con ogni singola parte del corpo a disposizione. Qualità che già allora possedeva Claudio Garella, soprannominato Garellik, protagonista del primo scudetto del Napoli insieme ai suoi compagni di squadra, nonché ad un certo Diego Armando Maradona, che guidava una formazione eccezionale, capace di vincere nello stesso anno, serie A e coppa Italia (peraltro quest’ultima vincendo tutte le gare disputate).
Nel post dedicato ai numeri 1 in maglia azzurra non poteva mancare Claudio Garella, numero 1 della porta del Napoli e uno dei più forti portieri di sempre nella storia del club insieme a Dino Zoff, Luciano Castellini e Arnando Sentimenti.
Claudio Garella: gli inizi tra Torino, Casale, Novara, Lazio e Sampdoria
Claudio Garella nasce a Torino il 16 maggio del 1955. Inizia a giocare a calcio da bambino, e fa tutta la trafila delle giovanili del Torino, squadra nella quale debutta come professionista nel corso del campionato di serie A 1972-1973 contro il Lanerossi Vicenza.
Continua la sua carriera nel Casale in serie D e serie C, dove viene mandato a fare le ossa, vista la giovane età. Addirittura può vantare un rigore segnato nella sua esperienza nelle serie minori.
Successivamente sale di categoria e va al Novara, dove gioca un anno con 38 presenze complessive in serie B.
Quell’anno le sue prestazioni richiamano l’interesse di una big, la Lazio, che lo acquista. Se nel primo anno è la riserva di Felice Pulici, nel secondo anno Garella riesce a scalzarlo, divenendo il titolare della squadra sotto la guida dell’ex azzurro Luìs Vinicio.
Con i biancocelesti le cose vanno bene fino ad un certo punto: infatti per alcune brutte prestazioni è contestato dai tifosi della Lazio ed è costretto a cambiare squadra. Per lui infatti arriva la chiamata della Sampdoria, che milita in serie B.
Un passo indietro importante per Claudio, che passa dalle coppe europee alla serie cadetta. Ma con il suo animo da guerriero riesce a superare queste avversità e battute d’arresto.
Con i blucerchiati totalizza tre campionati di B per un totale di 113 presenze.
Claudio Garella al Verona
Piano piano inizia la favola del Verona e Garella ne diventa uno dei protagonisti indiscussi. Infatti è prelevato dai veronesi nel 1981, per volere di Osvaldo Bagnoli. I veronesi militano in serie B e nell’anno 1981-82 riescono subito a centrare la promozione in A e per Garella sono 30 presenze totali.
Sembrerebbe scontato per la squadra del Verona giocare per salvarsi nella stagione successiva e in quelle avvenire. E invece qualcosa sembra scardinare questa certezza.
In un calcio meno tattico, meno orientato al dio denaro e ai grandi budget messi a disposizione da fondi d’investimento e holding, anche una piccola società in quegli anni, lavorando bene in sede di calciomercato, scouting e avendo una buona organizzazione, oltre che un bravo tecnico, poteva dire la sua per le zone alte della classifica. Quella squadra neopromossa viene infatti acquistata da Ferdinando Chiampan, distributore in Italia del marchio Canon, che diviene sponsor del Verona.
L’idea del presidente Tino Guidotti (che viene confermato al timone dallo stesso Chiampan) è quella di costruire una squadra che sia composta da giocatori di talento ma al tempo stesso dall’intelligenza tattica che serve a Bagnoli.
Ecco che vengono acquistati a tale scopo Marangon dalla Roma, Zmuda dai polacchi del Lodz, Spinosi sempre dalla Roma, Sacchetti dalla Fiorentina e Guidetti dal Napoli. Si tratta di calciatori di esperienza e intelligenza tattica. A questi però vengono affiancati due calciatori che diverranno insostituibili nella formazione veronese, con due intuizioni pazzesche dell’allora Direttore Sportivo Mascetti: Pietro Fanna che viene acquistato dalla Juventus, dove non aveva lasciato il segno e bollato come calciatore non da Juve, e il brasiliano Dirceu dall’Atletico Madrid. Sono due calciatori che cambiano completamente lo scacchiere tattico di Bagnoli e aggiungono imprevedibilità, velocità, tecnica e fantasia alla squadra. Ed ecco che il Verona nella stagione 1982-83 centra un magnifico quarto posto finale con 35 punti, alle spalle di Roma campione d’Italia, Juventus e Inter. Riesce a centrare quell’anno anche la finale di coppa Italia, persa contro la Juventus in modo rocambolesco: vinta l’andata per 2-0, i veronesi perdono 3-0 nel ritorno ai tempi supplementari. In campionato incredibile è la striscia di 17 risultati utili consecutivi infilata dai veronesi, che insidiano la Roma al primo posto, per poi calare nelle ultime gare. Per Garella saranno 29 le presenze quell’anno.
Nella stagione 1983-84 il Verona ripete solo in parte la stagione precedente, classificandosi al sesto posto finale. In coppa UEFA sono eliminati dallo Sturm Graz, mentre centrano nuovamente la finale di coppa Italia, persa però nuovamente, stavolta contro la Roma.
In quella stagione però la squadra aggiunge altri tasselli nella sua costruzione della squadra scudetto, acquistando Galderisi dalla Juventus e Fontolan dal Como. Perde invece Dirceu, che si trasferisce al Napoli. Garella sempre titolare, con 30 presenze totali.
Ma ecco l’anno della verità per il Verona: stagione 1984-85, la prima con Maradona in Italia e con i veronesi che iniziano la stagione proprio in casa contro i partenopei, che vengono designati come possibile sorpresa per la lotta allo scudetto.
Il Napoli che viene asfaltato in quell’occasione per 3-1, facendo capire subito che aria tira a Verona quell’anno. In quella stagione si aggiungono, ad una squadra già competitiva, calciatori del calibro di Briegel e Preben Elkjær Larsen, centravanti danese.
Quell’anno il Verona di Garella vince lo scudetto, il primo e unico della storia del Verona. Un’impresa incredibile arrivata grazie al pari contro l’Atalanta. Una squadra operaia, ma capace di mettere dietro di sé Juventus, Inter, Roma e Milan.
Garella con le sue parate mantiene spesso inviolata la porta veronese e si guadagna elogi da tutti. Un esempio e riferimento è l’incredibile gara giocata dal portiere contro la Roma all’Olimpico.
Per Garella saranno 30 presenze in totale per lui quell’anno.
Al termine del campionato però Claudio decide di trasferirsi al Napoli di Maradona per tentare un’impresa quasi impossibile: ripetere il miracolo Verona nella città partenopea. E la sua scelta si rivelerà azzeccata.
Con i veronesi in totale saranno 119 presenze e lascerà un ricordo indelebile.
Claudio Garella al Napoli
Al Napoli di Maradona, il primo anno di Garella vede gli azzurri compiere un grande passo in avanti verso la vetta della classifica. Infatti, dopo un primo anno di assestamento con la squadra che arriva ottava, nel mercato estivo arrivano nomi nuovi in grado di fornire un’adeguata crescita e un supporto utile a Re Diego per essere più incisivo di quanto non potesse esserlo già in precedenza. Vengono infatti acquistati, oltre a Garella, anche Giordano, Renica e Pecci. La squadra con l’inserimento anche del giovane e promettente difensore Ciro Ferrara diviene temibile, concludendo la stagione 1985-86 al terzo posto, dietro solo a Juventus e Roma. Per Garella saranno 30 presenze nel suo primo anno napoletano.
Stagione 1986-87: il Napoli di Maradona e Garella riescono nel miracolo atteso da una città da 60 anni. Il Napoli vince lo scudetto con un turno di anticipo nel pareggio casalingo contro la Fiorentina al San Paolo, ma dopo essere stata in testa quasi da subito, e gestendo al meglio il suo primato dalle inseguitrici Inter e Juventus. E pensare che la stagione era partita con l’eliminazione dalla coppa UEFA al primo turno contro il Tolosa.
Claudio Garella così entra nella storia anche del Napoli come il portiere del primo scudetto, dopo esserlo stato anche del Verona. Se ci si pensa, diviene una soddisfazione incredibile quella di essere riuscito a vincere due scudetti con due squadre non blasonate.
In bacheca quell’anno si aggiunge anche la coppa Italia, nella doppia finale vinta contro l’Atalanta, che consente al Napoli un’accoppiata che all’epoca era riuscita a pochissime squadra nella storia, e peraltro vincendo tutte le gare.
Per Garella saranno 29 le presenze totali stagionali.
L’ultimo anno di Garella nel Napoli vede gli azzurri fuori subito dalla coppa dei Campioni ad opera del Real Madrid in uno scontro fratricida tra due delle formazioni favorite per vincere la competizione continentale. In campionato gli azzurri sembrano essere inarrestabili, vincendo il titolo d’inverno e gestendo autorevolmente il primato fino a poche giornate dalla fine. Ma poi ecco lo sfracelo: la squadra perde tutte le ultime gare del campionato, compreso lo scontro diretto contro il Milan di Sacchi in casa per 3-2, che gli sfila lo scudetto già cucito sul petto. Delusione incredibile per l’intera città che si apprestava già a festeggiare il secondo scudetto consecutivo.
Garella è uno dei calciatori che al termine della stagione saluta la squadra, ceduto all’Udinese in serie B.
Una carriera finita prematuramente e in maniera incredibile: dalla coppa Campioni e dallo scudetto con Maradona alla serie B.
Per Garella saranno comunque 29 le presenze stagionali, per un totale di 88 complessive con gli azzurri.
Gli ultimi anni di carriera di Garella
Claudio Garella termina la sua carriera da calciatore con due stagioni con l’Udinese, nella quale centra anche la promozione in A nella stagione 1988-89. Infine con l’Avellino nella stagione 1990-91: con Marino sole due presenze per lui, in serie B.
Claudio Garella morte
Claudio anche dopo la fine della sua carriera da calciatore è rimasto nell’ambiente calcistico, ricoprendo il ruolo di osservatore e allenatore delle giovanili. A volte è presente in trasmissioni televisive, nel ruolo di opinionista.
E’ scomparso a seguito di un intervento chirurgico per problemi cardiaci il 12 agosto. Se ne va all’età di 67 anni.
Rimarrà comunque nei cuori dei tifosi azzurri, che non dimenticheranno le sue parate, soprattutto quelle di piede, entrate nella storia del calcio italiano.
Il nostro post dedicato a Claudio Garella, l’iconico portiere para-tutto con i piedi del Napoli, termina qui. Alla prossima con i post a cura di Diretta Napoli!