Fabio Pecchia: il motorino del centrocampo del Napoli anni ’90 nel nuovo post a cura di Diretta-Napoli
Tra i tanti giocatori che hanno vestito la maglia del Napoli nel corso degli anni risalta sicuramente il nome di Fabio Pecchia, il centrocampista soprannominato “Pepe“, diventato grande con i colori azzurri. In quest’articolo andremo a ripercorrere la carriera dell’ormai ex-giocatore (ora allenatore) nato a Formia il 24/08/1973. Buona lettura e benvenuti nel nostro nuovo appuntamento con i Numeri 1 Azzurri!
Gli inizi di Fabio Pecchia con l’Avellino
L’avventura di Fabio Pecchia nel mondo del calcio che conta inizia nel 1985 quando, a soli dodici anni, viene aggregato alle fila dell’Avellino. Il centrocampista indosserà i colori bianco-verdi per ben sette anni prima di fare il suo esordio nella Serie B 1992 che lo vedrà collezionare le sue prime quattro presenze tra i professionisti sebbene si concluda con la retrocessione. La stagione successiva il giocatore viene comunque confermato e diventa man mano un elemento cardine della formazione mettendo a referto ventinove presenze ed una rete.
L’ottimo rendimento permette al centrocampista di salpare verso altri lidi: viene infatti acquistato dal Parma che lo rivende subito al Napoli targato Marcello Lippi.
Fabio Pecchia ed il Napoli: amore a prima vista
Appena vestita la maglia partenopea nel 1993, l’allenatore toscano mette subito il neo-acquisto al centro del suo calcio propositivo fatto di verticalizzazioni e dà a Pecchia lo spazio necessario per migliorarsi ed affermarsi come uno dei migliori talenti italiani del momento. Il laziale, nonostante la giovane età, riesce nel corso delle stagioni che si susseguono a dimostrare di essere un leader oltre che un ottimo giocatore e a soli ventitré anni viene nominato capitano della compagine campana indossando una fascia appartenuta fino a pochi anni prima ad un certo Maradona.
Il soprannome ed il suo significato
Proprio in questo periodo partenopeo nasce quello che sarà uno dei due soprannomi che accompagnerà il giocatore durante la sua carriera, “Pepe“, derivante dal suo stile di gioco che lo rende pungente nel rettangolo di gioco.
La dolorosa cessione
Il calciatore ha un ruolo centrale anche nello scacchiere di Gigi Simoni ma, a causa di problemi finanziari, viene ceduto alla Juventus in cambio di dieci miliardi di lire dopo aver segnato (e perso) contro il Vicenza in finale di Coppa Italia. Il primo luglio 1997 si chiude la prima storia del centrocampista all’ombra del Vesuvio ma è solo un arrivederci.
1 luglio 1997: il trasferimento alla Juventus
All’inizio dell’avventura bianco-nera la concorrenza è davvero spietata per Pecchia poiché la linea mediana della Juventus è formata da giocatori di alto livello tecnico come Conte, Di Livio, Deschamps, Tacchinardi, Zidane ed Edgar Davids ma il destino sorride al giocatore facendogli ritrovare in panchina l’uomo che più di tutti l’ha saputo valorizzare: Marcello Lippi. Ben conscio delle qualità e dei limiti del latinense, il tecnico sa bene come e quando usarlo (spesso a partita in corso) per aggiungere dinamismo in mezzo al campo, scelta rivelatasi ben presto azzeccata.
A fine anno saranno ventuno le presenze del giocatore accompagnate da una sola rete, quella che consente la vittoria dello Scudetto ai bianco-neri. Nonostante la strada per Torino imboccata “controvoglia”, alla fine l’esperienza torinese di Pecchia si rivela vincente in quanto alzerà anche la Supercoppa Italiana che, insieme al titolo italiano, costituisce il suo palmares.
Purtroppo la grande competizione nel settore centrale del campo farà optare la dirigenza juventina per la sua cessione alla Sampdoria.
Da Torino a Genova e ritorno
Nello sfortunato anno della retrocessione del club ligure, “Pepe” si fa valere e nel corso delle sue ventisei presenze figurerà tra i pochi della rosa a salvarsi dato il buon livello delle prestazioni a cui aggiungerà un gol. La buona annata gli varrà la chiamata del Torino.
La seconda avventura di Pecchia a Torino ha inizio il primo luglio 1999 e non sarà particolarmente eccezionale in quanto giocherà circa 1200 minuti (l’equivalente di circa tredici partite, accompagnati da una rete e un assist) divisi in ventuno apparizioni capitolate con la seconda retrocessione.
Il rientro nel capoluogo campano
Dopo due anni passati con Samp e Torino, culminati entrambi con la retrocessione dei club, si riapre la parentesi tra Fabio Pecchia ed il Napoli. Il latinense fa infatti rientro nel capoluogo campano per chiudere degnamente la sua esperienza partenopea (da calciatore) dando una mano con un ultimo anno in azzurro. Purtroppo la stagione si conclude nel peggiore dei modi: anche i napoletani retrocedono materializzando la terza relegazione in cadetteria di seguito per l’azzurro. Nel corso delle stagioni in forza ai campani Pecchia colleziona un totale 152 presenze e 21 reti oltre che tanta esperienza.
L’opportunità con il Bologna
Dopo un triennio molto deludente, il Bologna offre al giocatore l’opportunità di riscattarsi e rimanere nel massimo campionato italiano concludendone l’acquisto nel luglio 2001. Con i felsinei le cose vanno decisamente meglio come testimonia la buona vena realizzativa (cinque reti) in trentatré presenze totali. L’anno successivo i rosso-blu ufficializzeranno il suo prestito al Como neopromosso.
Fabio Pecchia con il Como
Paradossalmente una delle migliori annate del calciatore è proprio quella con il Como durante la quale gonfia la rete per sei volte in ventisette apparizioni da 1700 minuti totali. Anche quest’anno si conclude però con la retrocessione e Fabio Pecchia che torna alla casa madre in Emilia Romagna.
Bologna parte due
La seconda stagione con la maglia degli emiliani è una conferma per Pecchia che gioca trenta partite e segna quattro reti prima di passare in prestito al Siena l’anno seguente.
L’impresa di Siena
L’apporto di Pecchia alla causa bianco-nera si rivelerà ben presto fondamentale per evitare lo spettro Serie B anche grazie alle sue due realizzazioni. La squadra di capitan Chiesa sarà infatti salva al termine del campionato meritatamente data la caratura della rosa che vede tra i presenti Manninger, Tudor, Taddei ed altri nomi altisonanti. Portata a casa l’impresa salvezza è tempo di fare ritorno, ancora una volta, al Bologna questa volta militante in Serie B.
L’addio al rosso-blu
La terza (e ultima) stagione di Pecchia con il Bologna si svolge in cadetteria e vedrà ancora una volta il calciatore al centro del progetto con ben trentaquattro presenze accompagnate da due gol. È ormai il tempo dei saluti per il centrocampista che parte in direzione Ascoli.
Ascoli, Foggia, Frosinone e gli ultimi anni
Il capitolo Ascoli è uno dei meno felici nella biografia di Fabio Pecchia: gioca pochi minuti in una Serie A culminata con la retrocessione (la quinta con cinque compagini diverse per il laziale) e che vedrà il centrocampista in campo per soli 228 minuti. Dopo aver salutato il massimo campionato italiano si trasferisce al Foggia in Serie C1 ed in seguito al Frosinone. L’ultima annata da calciatore (prima di ritirarsi con un anno di anticipo) la vive proprio in Puglia, dove nel frattempo si laureerà in giurisprudenza vedendosi affibbiare l’appellativo “avvocato” da Arturo Di Napoli, suo compagno ai tempi della militanza partenopea.
Fabio Pecchia oggi
Oggi Fabio Pecchia ha intrapreso la carriera di allenatore e vanta esperienze in realtà come Foggia, Gubbio, Latina, Napoli (ancora una volta), Real Madrid, Newcastle, Verona, Avispa Fukuoka, Juventus U23 e la Cremonese attualmente sotto la sua guida tecnica.
Curiosità su Fabio Pecchia
Pur non avendo mai trovato spazio con la Nazionale maggiore, l’ex-centrocampista ha vinto l’Europeo U21 con la selezione allenata da Cesare Maldini e, nello stesso anno, ha preso parte alle olimpiadi di Atlanta.
“Pepe” Pecchia, insieme a Benitez, nel 2013 ha sdoganato il Napoli moderno formandone l’ossatura: ceduto Edinson Cavani al PSG per circa 65 milioni, ha visto arrivare giocatori del calibro di Higuain, Callejon, Reina, Albiol, Mertens e Ghoulam, molti dei quali militano tutt’ora in azzurro e hanno fatto la storia del club campano.