Giuseppe Massa: bio dell’ala del Napoli di Vinicio, napoletano amato dai napoletani

Quando si parla di calcio d’altri tempi ricordiamo partite e protagonisti probabilmente irripetibili nel panorama calcistico, non solo italiano ma anche internazionale. Ci sono calciatori che hanno infiammato la Napoli calcistica degli anni ’70, e uno di questi era senz’altro Giuseppe Massa, ala destra del Napoli di Vinicio, con il quale ha espresso probabilmente tutto il suo potenziale, divenendo letale su quella fascia. Napoletano doc, ha convinto non solo nel Napoli, ma anche all’Internapoli, alla Lazio, all’Inter, all’Avellino per terminare infine la propria carriera nel Campania.

Ripercorriamo le gesta di Giuseppe Massa nelle righe che seguono: bentornati su Diretta-Napoli, nella categoria dedicata ai numeri 1 in maglia azzurra.

Giuseppe Massa: gli inizi nell’Internapoli, per poi fare il salto di qualità con Lazio e Inter

Giuseppe Massa nasce a Napoli il 26 aprile del 1948. Il calciatore napoletano si mette in luce nel ruolo di esterno d’attacco, quello che un tempo era chiamato tornante, che fa della velocità, del dribbling e anche della fase realizzativa, i propri punti di forza. Inizia la propria carriera nella seconda squadra di Napoli, l’Internapoli, che gioca allo stadio Collana e che milita in serie D. Dopo 25 presenze con 4 gol realizzati, viene acquistato dalla Lazio nella stagione 1966-67, e aggregato alla squadra primavera. Esordisce in prima squadra nel 1968 in un Catania-Lazio di serie B, terminata 0-0.

Gli anni con la Lazio lo vedono grande protagonista della promozione in A con ben 12 reti messe a segno, assistendo un altro mostro sacro dei colori biancocelesti dell’epoca, ossia Giorgio Chinaglia (anche lui passato per l’Internapoli).

Con la Lazio gioca un totale di 137 partite mettendo a segno 31 gol tra serie A e serie B, prima di dire addio alla squadra laziale per passare all’Inter nel 1972, per la cifra ragguardevole per l’epoca di 300 milioni di lire più i cartellini di Frustalupi e Massimo Silva.

Con i nerazzurri in A lo attendono due stagioni nelle quali racimola 43 presenze con 4 gol realizzati. Non si integra per la verità nella squadra milanese, che non lo valorizza. Il DS del Napoli Janich fiuta il colpo e lo ingaggia per la sua squadra nel 1974.

giuseppe massa lazio

Giuseppe Massa al Napoli diventa imprendibile sulla fascia

Il Napoli di Vinicio è una macchina da guerra, fatta di schemi precisi e di calcio totale, probabilmente la prima squadra in Italia a praticare questo genere di calcio. Undici uomini che attaccano insieme e si difendono insieme. Pressing, velocità e intercambio dei ruoli durante il match divengono i segni distintivi di quel Napoli, che già veniva da un terzo posto conquistato l’anno precedente alle spalle di Lazio campione d’Italia e della Juventus.

La prima stagione di Massa al Napoli è incredibile: 26 presenze con 9 reti messe a segno per lui, in una squadra che detiene il miglior attacco del campionato con 50 reti messe a segno, anche per merito di Massa, che sulla fascia diviene devastante. Il testa a testa con la Juventus purtroppo premia i bianconeri (con un gol finale nello scontro diretto di Torino ad opera dell’ex Altafini), che staccano gli azzurri di due lunghezze solamente, al termine del campionato. Massa e Juliano, ma anche Clerici, Braglia, Bruscolotti, Burgnich, Canè, sono i protagonisti di una stagione fantastica, al di là dello sfortunato epilogo.

Nella seconda stagione, Massa si aggiudica la coppa Italia con il Napoli grazie alla vittoria in finale contro il Verona a Roma per 4-0. In campionato le cose non vanno come dovrebbero: acquistato Savoldi per 2 miliardi di lire, una cifra monstre per l’epoca e calciatore più pagato di quella sessione di mercato, con una squadra oliata dal bel campionato precedente e forte di 70.000 abbonati, la società di Ferlaino quasi attende la conquista automatica del titolo, che invece verrà conquistato dal Torino. La squadra termina quinta in campionato con Massa che segna altri 9 gol in 30 gare disputate.

La terza stagione all’ombra del Vesuvio vedono il Napoli cambiare allenatore, passando nelle sapienti mani di Pesaola. La squadra si butta a capofitto sul versante europeo, dove arriva ad un soffio dalla finale di coppa delle Coppe, eliminata dall’Anderlecht in semifinale nella doppia sfida, valevole per la finale iridata. Per Massa saranno 27 partite e 4 reti totali.

L’ultima stagione per il tornante napoletano sarà meno entusiasmante, con sole 19 presenze e 2 gol messi a segno. Al termine della stagione 1977-78 Massa e il Napoli si dicono addio: Giuseppe firma per l’Avellino.

Con gli azzurri gioca un totale di 102 presenze e 24 reti totali, che ne fanno uno dei più prolifici centrocampisti della storia del Napoli.

napoli di vinicio

Gli ultimi anni della carriera di Giuseppe Massa

Gli ultimi anni di carriera di Giuseppe Massa sono giocati comunque in Campania, rispettivamente all’Avellino e al Campania. Con i lupi irpini conquista tre salvezze consecutive, in una squadra che vive anni di gloria nella massima serie, dando vita anche alla famosa “Legge del Partenio”, che vuole che solamente poche squadre riuscissero ad aggiudicarsi l’intera posta in palio quando giocavano in Irpinia. Dopo 65 presenze e altri 10 reti messe a segno, Massa decide di concludere la carriera al Campania, dove gioca tra il 1981 e il 1984 in C1 e giocando altre 45 partite e segnando 3 reti.

In totale in carriera per Giuseppe Massa sono 417 presenze e 76 reti totali da professionista.

Purtroppo un malore lo ha portato prematuramente via all’età di 69 anni il 17 ottobre del 2017.

Conclusioni

Giuseppe Massa era uno di quei calciatori che fanno impazzire le folle, grazie ai suoi colpi e alle sue galoppate sulla fascia. Il dribbling, l’assist per i compagni (grazie a lui Chinaglia riesce alla Lazio a diventare il bomber della Nazionale, così come più tardi ad esaltarsi saranno Clerici e Savoldi) e il tiro a rete, micidiale. Un giocatore così oggi farebbe le fortune del nostro calcio, della nostra squadra del cuore e della Nazionale Italiana, che vive una crisi forte, nonostante la vittoria dell’Europeo, sul fronte dei calciatori offensivi, pochi capaci di rompere, in effetti, gli equilibri in campo.

 

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